Italiam, fato profugus, Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum saevae memorem Iunonis ob iram;
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem,
inferretque deos Latio, genus unde Latinum,
Albanique patres, atque altae moenia Romae.
Io canto l'armi e l'eroe, che per primo dalle spiaggie di Troia,
profugo a causa del Destino, venne in Italia alle coste Lavinie,
molto sbattuto sia per terra che per mare dalla forza degli dei,
e dalla memore ira della crudele Giunone,
avendo anche sopportato molte cose a causa della guerra,
finché non fondò la città, e portò gli dei nel Lazio,
da cui [ebbe origine] la stirpe dei latini,
i padri albani e le mura dell'alta Roma.
( Eneide, libro I versi 1-7 )
La parola armi vuole far intendere che tutta l'opera esalterà soprattutto il valore in guerra dell'eroe troiano. Armi dunque è la parola chiave per intendere il contenuto del poema e le caratteristiche del suo eroe. (Nell' Iliade la parola è Ira, a voler intendere che tutta la storia ruota intorno all'ira di Achille). La presenza delle armi richiama immediatamente l'immagine di un VIR (arma virumque) e la menzione del vir evoca le armi, in quanto bastano questi due termini, senza altre precisazioni, a definire il paradigma, il modello ideale, dell'eroe.
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