Benché consideri la guerra una "pazzia bestialissima", Leonardo dedica una parte significativa dei suoi studi all'analisi di armi e macchine belliche.

La contraddizione è più apparente che reale, se si tiene presente che Leonardo trascorre la vita al servizio di alcuni dei maggiori signori dell'epoca e che per molti di essi la guerra, effettivamente combattuta o soltanto preventivata, costituisce un elemento impre- scindibile nella gestione del potere.
Non è quindi un caso se, nella celebre lettera di presentazione in cui offre i suoi servigi a Ludovico il Moro, l'artista mette in evidenza soprattutto le proprie doti di ingegnere militare e di progettista di armi.
Le armi che egli propone al Duca milanese sono principalmente da fuoco, ma non mancano macchine da assedio, catapulte e simili, che riconducono ad una gestione della guerra più tradizionale. Del resto, l'introduzione della polvere da sparo, che risale già al '300, non comporta l'immediata scomparsa degli strumenti bellici antecedenti: armi bianche e da fuoco convivono quindi per un lungo periodo e divengono entrambe oggetto di studi e perfezionamenti da parte dei tecnici dell'epoca.
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