martedì 7 giugno 2011

Brevetti significativi: il revolver

Il revolver è un tipo di pistola a retrocarica a ripetizione semplice (tecnicamente arma corta a ripetizione multicamera monocanna), caratterizzata da un serbatoio a tamburo capace di compiere illimitate rivoluzioni intorno al proprio asse longitudinale; dal particolare moto del tamburo deriva il nome (revolvere infatti, nella lingua Latina, significa girare o rivoltarsi).
L'idea fu sviluppata da Samuel Colt, che nel 1836 ottenne il brevetto per iniziare lo stesso anno la produzione di un proprio revolver (il modello Paterson), nel quale l'accensione delle cariche di lancio avveniva per mezzo delle capsule a percussione. Fu il primo vero revolver affidabile e ad esso seguirono modelli di grande successo e popolarità come ad esempio la modello Navy. L'inventore americano gettò così le fondamenta di una delle aziende tuttora leader nella produzione mondiale sia di armi corte che lunghe.

Viene di seguito riportato un modello brevettato da Samuel Colt nel 1950:



Da: http://www.google.com/patents?id=Pg1HAAAAEBAJ&pg=PA1&dq=revolver+ininventor:colt&hl=en&ei=GVruTZi9GsTcsgbR1p2EBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCgQ6AEwAA#v=onepage&q=revolver%20ininventor%3Acolt&f=false

lunedì 6 giugno 2011

Le armi nell'arte: simbolo di libertà e rivoluzione

Eugene Delacroix: La Libertà che guida il Popolo (1830)
Olio su tela, 235 x 260 cm 
Parigi, Museo del Louvre


E’ un quadro che fa parte dell’immaginario collettivo, pregevole, dinamico, di forte impatto, populista fino ad incarnare la libertà stessa ed il suo ideale.
Protagonista dell'opera è l'incarnazione della Libertà sotto le vesti di una donna seminuda che regge in alto il tricolore francese in una mano e un fucile con baionetta nell'altra.
Le tre figure più importanti, poste su un piano inferiore a quello della Libertà, sono (partendo da sinistra):
il popolano, con una grande fascia legata in vita, copricapo basco, camicia bianca, rivoltella infilata nella cinta e spada sguainata nella mano;
il borghese con la tuba ed il cilindro neri, pantaloni color terra bruciata, che stringe la carabina con entrambe le mani;
infine, il ragazzino che corre, vicino alla Libertà, col gilet e la camicia logora, il baschetto e due rivoltelle, una per mano.
Il popolo appare in quest'opera non più diviso (le armi stanno proprio ad indicare le diverse condizioni e classi sociali di appartenenza) ma unito sotto un unico ideale di libertà e di uguaglianza.

Analisi completa dell'opera su:  http://artistagoloso.wordpress.com/2010/09/11/la-liberta-che-guida-il-popolo-di-eugene-delacroix/

sabato 4 giugno 2011

L'Encyclopédie e le armi

L'Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri (Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers nel titolo originale) è una vasta enciclopedia pubblicata nel XVIII secolo, in lingua francese, da un consistente gruppo di intellettuali sotto la direzione di Diderot e D'Alembert. Essa rappresenta un importante punto di arrivo di un lungo percorso teso a creare un compendio universale del sapere, nonché il primo prototipo di larga diffusione e successo delle moderne enciclopedie, al quale guarderanno e si ispireranno nella struttura quelle successive.

Riguardo le armi:
 Armes, (Art militaire.) [Original Class: Art militaire] [Author: unknown] {Machine Class: Art militaire}

Armes, s. m. (Art militaire.) se dit en général de tout ce qui peut servir à se garentir ou couvrir des attaques de l'ennemi & à le combattre. Nicod fait venir ce mot d'une phrase Latine, quòd operiant armos, parce qu'elles couvrent les épaules ou les flancs: mais il paroît qu'il vient plûtôt du Latin arma, que Varron dérive ab arcendo eò quòd arceant hostes. On croit que les premieres armes étoient de bois, & qu'elles servoient uniquement contre les bêtes; que Nembroth, le premier tyran, les employa contre les hommes, & que son fils Belus fut le premier qui fit la guerre; d'où selon quelques - uns il a été appellé Bellum.

Continua su:  http://artflx.uchicago.edu/cgi-bin/philologic/getobject.pl?c.0:2927.encyclopedie0311.7699965

Armi, s. m. (Arti militari) si dice in generale di tutto ciò che può servire per difendersi dagli attacchi dei nemici e per muovergli offesa. Nicot fa provenire il termine dalla frase latina quòd operiant armos, dato che avevano il compito di coprire le spalle o i fianchi:  ma sembra che si tratti piuttosto del latino arma, che Varrone fa derivare da ab arcendo eò quòd arceant hostes. Si ritiene che le prime armi fossero di legno e che venissero utilizzate soltanto contro le bestie; inoltre Nembroth fu il primo tiranno ad utilizzarle contro gli uomini e suo figlio Belo fu il primo a fare la guerra che, secondo alcuni, fu chiamata Bellum.

Le armi nel secolo dei lumi

Cesare Beccaria e le armi: diritto dell'uomo e utile strumento di autodifesa

Cesare Beccaria (1738-1794) fu una delle maggiori figure dell'Illuminismo italiano, legato agli ambienti intellettuali milanesi. Egli, partendo dalla teoria contrattualistica, derivata da quella di Rousseau, che sostanzialmente fonda la società su un contratto sociale teso a salvaguardare i diritti degli individui e a garantire in questo modo l'ordine, definì in pratica il delitto in maniera laica come una violazione del contratto, e non come offesa alla legge divina, che appartiene alla coscienza della persona e non alla sfera pubblica. La società nel suo complesso godeva pertanto di un diritto di autodifesa, da esercitare in misura proporzionata al delitto commesso (principio del proporzionalismo della pena) e secondo il principio contrattualistico per cui nessun uomo può disporre della vita di un altro.

Il pensiero di Beccaria sul porto delle armi da fuoco, che egli riteneva un utile strumento di deterrenza del crimine, si riassume nelle seguenti citazioni 

""Falsa idea di utilità è quella che sacrifica mille vantaggi reali per un inconveniente o immaginario o di poca conseguenza, che toglierebbe agli uomini il fuoco perché incendia e l’acqua perché annega, che non ripara ai mali che col distruggere. Le leggi che proibiscono di portare armi sono leggi di tal natura; esse non disarmano che i non inclinati né determinati ai delitti, mentre coloro che hanno il coraggio di poter violare le leggi più sacre della umanità e le più importanti del codice, come rispetteranno le minori e le puramente arbitrarie, e delle quali tanto facili ed impuni debbon essere le contravvenzioni, e l’esecuzione esatta delle quali toglie la libertà personale, carissima all'uomo, carissima all’illuminato legislatore, e sottopone gl’innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei? Queste peggiorano la condizione degli assaliti, migliorando quella degli assalitori, non iscemano gli omicidii, ma gli accrescono, perché è maggiore la confidenza nell’assalire i disarmati che gli armati. Queste si chiamano leggi non prevenitrici ma paurose dei delitti, che nascono dalla tumultuosa impressione di alcuni fatti particolari, non dalla ragionata meditazione degl’inconvenienti ed avantaggi di un decreto universale  ".

lunedì 23 maggio 2011

I viaggi di Marco polo e la polvere da sparo

Marco Polo (1254 - 1324), mercante veneziano, a 17 anni accompagnò il padre Nicolò e lo zio Matteo in viaggio da Venezia a Pechino per recare l'ambasceria di papa Gregorio X all'imperatore cinese Kubilai Khan, narrando in seguito le sue avventure nel libro "il Milione". Qui si parla dell'invenzione della polvere da sparo ad opera dei Cinesi, popolo all'avanguardia, i primi a fabbricare per altro la carta e ad elaborare un sistema di stampa.
Non vengono citati da Marco Polo macchinari in grado di servirsi di tale invenzione per lanciare proiettili infiammati. Sappiamo però che i Cinesi se ne sarebbero serviti nel corso del XIII secolo per contrastare l'avanzata del consquistatore mongolo Gengis Khan.


Gli antenati della pistola...

Le prime armi da sparo sono ad avancarica e sono costituite, in sostanza, da un tubo (canna) chiuso ad un'estremità da un tappo (vitone); dalla bocca la polvere veniva versata nella canna e pressata con uno stoppaccio entro l'estremità chiusa (la culatta); sopra lo stoppaccio veniva poi introdotta la palla; la polvere veniva accesa accostando una miccia ad un piccolo foro nella parte posteriore (il focone). Nelle armi portatili la canna è inserita in un supporto di legno detto cassa in cui si distinguono il calcio e l'impugnatura, dal fusto che è la parte che sorregge la canna. In un primo modello (il petrinale) l'arma era tutta di metallo e veniva appoggiata al petto. Contemporanemente però si cerca di semplificare il caricamento mediante una camera posteriore mobile (masculo) in cui vengono sistemate la polvere e la palla. Il masculo viene poi sistemato e fissato alla parte posteriore della canna con cunei. Compaiono anche le prime armi in grado sparare più colpi in rapida successione (ribauldequin).

Lo sviluppo successivo è rivolto proprio a migliorare il sistema di accensione della polvere. Dal sistema a miccia, che richiedeva agli archibugieri di portare con sé delle micce sempre accese o di procedere alla loro accensione prima di sparare, si passa, nei primi anni del 1500, all'invenzione di un vero e proprio "accendino" automatico mediante il cosiddetto meccanismo a ruota. Trattasi di un meccanismo abbastanza sofisticato per l'epoca, costituito da una piastra su cui sono montati una ruota zigrinata collegata ad una molla caricabile con un'apposita chiave, una specie di pinza (il cane) che tratteneva un pezzo di pirite (poi sostituita dalla pietra focaia), uno scodellino con un coperchietto a contatto col focone e riempito di polvere da sparo finissima. Azionando il grilletto, il cane si abbassava a contatto con la zigrinatura della ruota, il copriscodellino si apriva, la ruota iniziava a girare sprigionando scintille dalla pietra e la polvere si infiammava provocando lo sparo.

E la storia continua su:  http://www.earmi.it/varie/storia.htm

Dizionario Fucile

Italiano:          fucile
Inglese:           rifle
Francese:        carabine
Spagnolo:        fusil
Tedesco:         Gewehr
Portoghese:     fuzil
Cinese:            步槍  ( Bùqiāng )
Russo:             винтовка  ( vintovka )
Arabo:             بندقية

Leonardo da Vinci: un genio al servizio della corte

Benché consideri la guerra una "pazzia bestialissima", Leonardo dedica una parte significativa dei suoi studi all'analisi di armi e macchine belliche.

La contraddizione è più apparente che reale, se si tiene presente che Leonardo trascorre la vita al servizio di alcuni dei maggiori signori dell'epoca e che per molti di essi la guerra, effettivamente combattuta o soltanto preventivata, costituisce un elemento impre- scindibile nella gestione del potere.
Non è quindi un caso se, nella celebre lettera di presentazione in cui offre i suoi servigi a Ludovico il Moro, l'artista mette in evidenza soprattutto le proprie doti di ingegnere militare e di progettista di armi.

Le armi che egli propone al Duca milanese sono principalmente da fuoco, ma non mancano macchine da assedio, catapulte e simili, che riconducono ad una gestione della guerra più tradizionale. Del resto, l'introduzione della polvere da sparo, che risale già  al '300, non comporta l'immediata scomparsa degli strumenti bellici antecedenti: armi bianche e da fuoco convivono quindi per un lungo periodo e divengono entrambe oggetto di studi e perfezionamenti da parte dei tecnici dell'epoca. 

sabato 21 maggio 2011

L'archibugio e l'avvento dell'artiglieria leggera in battaglia

L'archibugio può essere considerata la prima vera arma da fuoco portatile, capace di garantire una certa precisione nel tiro. Evoluzione del più primitivo e pericoloso scoppietto, anche noto come "cannone a mano" (handgun in lingua inglese), l'archibugio trovò poi sviluppo nel moschetto, dando origine al fucile quale oggi lo conosciamo.

Arma ad avancarica, a canna liscia, di calibro compreso tra i 15 ed i 18 mm, l'archibugio aveva una gittata utile limitata a circa 50 m a causa dei rimbalzi che il proiettile subiva contro le pareti della canna liscia e che imprimevano a quest'ultimo una traiettoria piuttosto erratica.
Fu per la prima volta nella Battaglia di Cerignola (1503) che le sorti dello scontro vennero decise da un compatto gruppo di archibugieri. Il successivo esito della Battaglia di Pavia (1525), ove il fuoco costante degli archibugeri spagnoli, trinceratisi in posizione coperta presso un canale, fece strage della cavalleria pesante francese portando alla cattura dello stesso Re Francesco I di Francia, sancì l'avvento dell'era delle armi da fuoco sui campi di battaglia europei.

Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Archibugio

Per saperne di più: la Battaglia di Cerignola